Castro

Sulla costa orientale del Salento, proseguendo sulla suggestiva strada litoranea, circa venticinque chilometri a sud di Otranto, incontriamo la sorprendente Castro, il cui borgo, arroccato a 98 metri sul mare, domina la zona portuale di “Casciu de sutta” (Castro di sotto). 

Le origini di Castro sono antichissime; I primi insediamenti umani nelle grotte della zona, risalgono a tempi preistorici. Fu poi insediamento messapico e greco e nel II secolo a.C. venne colonizzata dai romani, che con il nome di Castrum Minervae (ne è testimonianza l’antica tavola peutingeriana -a destra-).

Castro, caduto l’Impero, divenne bizantina e poi vide susseguirsi invasioni e conquiste, fino all’arrivo dei Normanni e poi gli Svevi, dominazioni sotto le quali fiorì come centro portuale e militare. Papa Leone II la nominò città vescovile nel 682 e tale rimase fino al 1818.

Le invasioni dei saraceni nella seconda metà del XVI secolo prostrarono la città, i cui abitanti si mossero verso l’entroterra, abitando insediamenti più sicuri.

La soppressione della diocesi, nel 1818, ne decretò l’inesorabile declino. Castro fu dimenticata fino alla seconda metà del XX secolo, in cui tornò a rifiorire grazie ai pescatori e agli artigiani e successivamente agli operatori turistici.

 Da visitare

Chiesa dell’Annunziata – ex Cattedrale. Edificata nel 1171 sulle rovine di un tempio greco.

Tipico esempio di romanico pugliese, nonostante i continui rifacimenti ne abbiano alterato l’aspetto originario. Sul lato orientale vi è addossato il Palazzo Vescovile, riedificato tra i secoli XV e XVI.

Basilica Bizantina, o ciò che ne resta. Si tratta infatti, dei resti di una chiesa bizantina costruita tra il IX e il X secolo.

Il borgo, Le Mura e Il Castello Aragonese, il cui impianto più antico risalente ai secoli XII e XIII, prese il posto della rocca bizantina.

Grotta Zinzulusa. Tipico esempio del fenomeno carsico nel Salento. Il nome deriva dal termine dialettale zinzuli, ovvero stracci. Tali sembrano le stalattiti e le stalagmiti, illuminate dal sole.

Grotta Romanelli. Ricchissima di testimonianze di arte parietale preistoriche (paleolitico), oltre che pietre e ossi decorati. 

Zona archeologica. Nel 2007, scavi archeologici hanno rinvenuto i resti di ciò che si suppone fosse l’antico tempio dedicato a Minerva di cui parla Virgilio, attribuendo appunto, a Castrum Minervae, l’approdo di Enea. Nel 2015, un gruppo di archeologi ha portato alla luce una grande statua femminile databile intorno al IV a.C. La statua, mutilata, potrebbe effettivamente raffigurare Minerva. Gli scavi sono tuttora in corso, nella speranza di rinvenire le parti mancanti della scultura, che nella sua interezza sarebbe alta ben quattro metri.