ITINERARIO: Alla scoperta della Lecce Barocca

27.10.2016 23:49

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INTRO

Questo percorso rappresenta un viaggio attraverso la storia, il colore e gli odori della città barocca per eccellenza.  Attraversa  quasi tutto il centro storico in un ampio giro che permette di cogliere i più importanti esempi del barocco leccese.

È diviso in due parti, in entrambi i casi si esce fuori dagli itinerari canonici per apprezzare al meglio vicoli e scorci che altrimenti rimarrebbero nascosti:

I parte: Da Porta Napoli a Porta Rudiae;

II parte: Da Porta Rudiae a Porta Napoli: un percorso alternativo.

 

Il percorso - parte I

Partendo da Porta Napoli, nata come arco di trionfo in onore di Carlo V, immediatamente l’occhio è attratto dalla chiesa di Santa Maria della Porta; si tratta di una piccola chiesa che in origine era collocata al di fuori della cinta muraria. Proseguendo per via  Palmieri si incontra Palazzo Guarini, dalla  facciata sobria ed elegante, di chiaro stampo settecentesco. Il suo  portale è finemente decorato da volute,  dallo stemma di famiglia e da eleganti finestre a "lira"; poco più avanti  uno dei teatri della città il Teatro Paisiello, “bomboniera” dei leccesi.  A seguire, tra altri edifici che meritano uno sguardo attento, un esempio importante di edilizia cinquecentesca, Palazzo Palmieri, posto ad angolo con piazzetta Falconieri. Direttamente sul piccolo slargo si affaccia, invece, Palazzo Marrese, con le sue cariatidi che inquadrano il portale d’ingresso, enfatizzandolo, e che sorreggono una lunga balconata. È qui che questo percorso si allontana dall’andamento classico, abbandona la linea pressoché retta che conduce a Piazza Duomo e asseconda le morbide e capricciose  curve del barocco. Giunti, infatti, in Piazzetta Antonio Panzera, riconoscibile dalle altissime palme che la adornano, una piccola deviazione lungo via Regina Isabella conduce, non senza lasciarsi piacevolmente distrarre dalle sorprese offerte dai vicoletti laterali, alla chiesa di Santa Irene. È incredibile vederla lì, incastonata tra tre strette vie, esempio di quello che era l’assetto urbano della Lecce medievale in cui si sono adattate magnificamente le costruzioni che le hanno cambiato il volto a partire dal Cinquecento.

Continuando a guardare la chiesa di Sant’Irene, sul lato sinistro ci si immette in via Vittorio Emanuele II; da qui, osservando la facciata laterale del monumento sacro, si giunge all’attiguo Convento dei Teatini, luogo scelto in diversi momenti dell’anno per mostre, mercatini dell’antiquariato, esposizione dei tradizionali “pupi”. Puntando lo sguardo in alto si rimane affascinati dal pezzo di cielo incorniciato dalla loggia aperta che sovrasta il prospetto dell’edificio.

Proseguendo sempre nella stessa direzione, inaspettatamente, sulla sinistra, di fronte a via Palmieri, si apre lo spettacolo offerto da Piazza Duomo, cuore sacro della città. Rappresenta uno squisito gioiello urbanistico e una delle piazze più belle d’Europa. La disposizione sapiente degli edifici suggerisce l’idea di uno spazio aperto fra pubblico e privato, segnato all’ingresso dai monumentali propilei.

Uscendo dalla piazza, a sinistra inizia il percorso su via Libertini, punteggiata da numerosi edifici sacri che interrompono la sfilata di palazzi gentilizi. La prima tappa importante è costituita dalla chiesa di Santa Teresa, dal prospetto incompiuto e per questo, forse, ancora più affascinante; osservarla dà la possibilità di lasciarsi trasportare dalla fantasia e immaginare come sarebbe stata e quanto complessa doveva essere la costruzione di edifici così grandiosi. A seguire è la chiesa di Sant’Anna, con l’attiguo ex Conservatorio e, più avanti, nelle immediate vicinanze della porta d’ingresso alla città, la Chiesa del Rosario, ultima opera dello Zimbalo, conclusione ideale di tutta la vita e l’attività  dell’artista che tanta parte ebbe nella formazione del nuovo volto della Lecce che da “città-fortezza” era ormai diventata, a quell’epoca,  “città della fede”.

Lo sguardo è ora attratto dalla mole della vicina Porta Rudiae, varcando la sua soglia è possibile constatare come a Lecce antico e moderno coesistano, dentro  la pace e il silenzio di lunghi secoli di storia; fuori una città dinamica in continuo sviluppo, protesa verso il futuro. Ma non è ancora il momento di lasciare quest’oasi, rimangono ancora alcuni tesori nascosti che aspettano solo di palesarsi agli occhi di un visitatore curioso.

 

Il percorso - parte II

Con un ultimo sguardo a Porta Rudiae, costeggiando un tratto delle antiche mura, a sinistra si imbocca via Manifattura Tabacchi. Fiduciosi di quello che accadrà, percorrere questa strada significa ricordare quello che si è visto al di là della cinta muraria e prepararsi alla scoperta di altre sorprese. Alla fine della strada, a sinistra, ci si immette in via G. Cino, rientrando così nuovamente nel centro storico.  Sullo slargo formato da piazzetta Tancredi prospetta l’ex-convento dei Carmelitani, oggi sede del rettorato dell’Università del Salento e, poco più avanti, l’annessa Chiesa del Carmine.  La sua cupola a squame verdi e bianche è visibile sin dalla stazione di Lecce. Il percorso continua in un turbinio di vicoli e vie che offrono uno splendido spettacolo attraverso la cortina continua di palazzi, portali, balconi, tutti da lasciare a bocca aperta.

Percorrendo via Caracciolo, si svolta a sinistra su via Cairoli e, quindi, la passeggiata continua ancora a sinistra su via G. Paladini.

Attenzione, dopo pochi metri si apre a destra lo stretto Vico Boemondo con il suo percorso a gomito che conduce su via Palazzo Conti di Lecce.  Lasciate che queste vie suggeriscano all’orecchio echi di antiche pagine della storia locale, per arrivare poi su via dei Perroni con la stupefacente facciata della Chiesa di San Matteo. Quasi di fronte, si trova un ulteriore esempio di edilizia secentesca, palazzo Rossi, affacciato su piazzetta Regina Maria e caratterizzato dallo splendido portale con mensole figurate.  Con un ultimo sguardo alla chiesa di San Matteo, si prosegue su via  D’Aragona  che sfocia su piazza Vittorio Emanuele II con la chiesa di Santa Chiara.

Quella che avete appena percorso è una strada che vale la pena rifare di sera quando si anima di gente e musica per la famosa movida leccese.  Lasciando la piazza e proseguendo su via Imperatore Augusto, subito a destra è la stretta  via Consiglio che costeggia l’anfiteatro romano e conduce direttamente alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, caratterizzata dal forte slancio verticale.

La tappa successiva è la “piazza dei mercanti”, Piazza Sant’Oronzo; l’aspetto attuale è il frutto di importanti rimaneggiamenti subiti nel corso del Novecento, rimangono gli elementi principali per identificarla: la colonna dedicata a Sant’Oronzo, proveniente dall’antica via Appia, la chiesetta di San Marco, espressione significativa dei rapporti secolari tra la Serenissima e Lecce, il Sedile, luogo dove il sindaco della città dava udienza, l’Anfiteatro, simbolo della Lecce di epoca romana.

Da Piazza Sant’Oronzo, imboccando la stretta via dei Templari, passando d’avanti alle tradizionali botteghe dei cartapestai leccesi e immettendosi su via Umberto I, si raggiunge lo slargo su cui si affaccia inaspettatamente la basilica di Santa Croce.

Luogo in cui la  magnificenza della Lecce barocca, la grandezza dei suoi architetti, la maestria dei suoi scalpellini, la duttilità della pietra leccese trova la sua massima espressione; è stato il più importante cantiere leccese tra Cinquecento e Seicento e ha visto l’avvicendarsi di tre generazioni di architetti e maestranze. Trionfo di fiori, frutti, foglie contorte, cherubini e figure allegoriche e al centro il grande rosone come “Cristo-Sole”. La sontuosa scenografia barocca di Santa Croce prosegue nel contiguo palazzo del Governo(ex convento dei Celestini) con il lungo prospetto a bugne e con due ordini di finestre inquadrate da esuberanti cornici.

Lungo la stessa via, ma sul lato opposto, c’è Palazzo Adorno, al suo interno è l’unico esempio a Lecce di parete con bugnato a punta di diamante.  Al termine della strada si svolta a sinistra su via Principe di Savoia, lungo il percorso continua lo spettacolo della Lecce barocca; sul lato sinistro il susseguirsi di costruzioni più o meno restaurate è interrotto solo dalla piccola piazzetta duca d’Enghien.  Proseguendo ancora, quando già si vede la mole di Porta Napoli, vale la pena fare una breve deviazione a destra su piazzetta Baglivi. Qui si nasconde la chiesa delle Alcantarine (Santa Maria della Provvidenza), maestre nella lavorazione della pasta di mandorle, dolce tipico del Salento.  Questo lungo percorso tra ricci e capricci leccesi  non poteva che ricondurre lì dove tutto era partito: Porta Napoli, simbolo dei fasti e della storia di questa parte del regno di Napoli.