Alla scoperta di Maglie

01.10.2016 12:44

Maglie

Maglie (Maje in dialetto salentino) Situato nella parte centro-meridionale del Salento, comprende anche la piccola frazione di Morigino.

Sorge in una posizione geografica nodale per il medio-basso Salento; è un importante centro stradale, ferroviario, terminale economico e culturale di una vasta area che comprende tutti i paesi del Capo di Leuca. Dista 29 km dal capoluogo provinciale, 16 km da Otranto, 31 km da Gallipoli e 40 km da Santa Maria di Leuca, punto più meridionale della penisola salentina.

Storia

Le prime testimonianze di insediamenti umani sul luogo appartengono all'età del bronzo (o anche alla prima età del ferro). I primi abitanti furono presumibilmente discendenti delle popolazioni eneolitiche e neolitiche capaci di costruire villaggi, allevare e domare buoi e cavalli, innalzare monumenti (specchie, dolmen, menhir), ed utilizzare con profitto l'agricoltura. La zona circostante ospita numerose testimonianze del megalitico (in contrada Policarita, si erge il dolmen con caratteristiche arcaiche denominato "Chianca"; gli altri dolmen sono: i due "Caramauli" nella località omonima, "Canali" a Muntarrune piccinnu, "Grotta", "Pino" e "Specchia" a San Sidero. Analogamente, abbondano i menhir: "Calamauri", "Crocemuzza" (o "Franite") e "Sprunu". La più importante testimonianza di presenza umana sul posto è comunque il giacimento di materiale manufatto nel fondo Cattìe scoperto nel 1980: circa 12.000 strumenti e schegge e 800 reperti di ossa, (compresa una falange umana fossile, probabilmente appartenente ad un uomo appartenente alla specie di Neanderthal).

Infine, altre importanti testimonianze di presenza umana nei dintorni di Maglie sono:

  • una laura basiliana (insediamento monastico dell'VIII al IX secolo) in contrada Fraganite, distrutta dolosamente nel 1975.
  • i complessi cimiteriali alto-medievali nel fondo Adamuccio.

Tra il 1200 ed il 1800, il casale di Maglie cominciò a svilupparsi intorno al Castello (all'epoca residenza dei primi feudatari), presumibilmente costruito al tempo degli Angioini e successivamente rinforzato e ristrutturato da Andriolo Lubello (che fu barone di Maglie sotto il regno di Alfonso I di Aragona). La costruzione rimase pressoché immutata per secoli fino a quando don Ascanio Filomarino (divenuto feudatario del luogo), decise di ammodernarla e ristrutturarla, costruendo una facciata elegante dalle proporzioni armoniose che sostituisse la grave e austera mole della fortezza militare. Tale palazzo fu poi impreziosito con un portale in stile barocco, sormontato dallo scudo araldico dei Capece, succeduti ai Filomarino nel possesso del casale.

Toponomastica

Il disegno dello stemma cittadino ha alimentato la leggenda (attribuita a Luigi Tasselli, monaco di Casarano), che la città abbia avuto origine da tre masserie, denominate San Basilio, Sant'Egidio e San Vito che, unite insieme come le maglie di una catena, avrebbero formato il primo nucleo abitato.

Emilio Panarese, storico e studioso del posto, richiama invece ed integra precedenti interpretazioni di storici locali dell'ottocento. A suo avviso il nome deriverebbe dal toponimo di origine messapica e quindi illirica, "mal", notevolmente diffuso in tutta l'area mediterranea (e non solo nel Salento). Il significato del toponimo, in contrasto con la pianura su cui è adagiata la città, ma concorde con la fantasia degli abitanti (che vedevano un monte per ogni piccola sopraelevazione), sarebbe quindi quello di altura, cima o monte. La forma latinizzata "Malliae" corrisponderebbe a Mallia, toponimo dell'isola di Siro, nelle Cicladi, e a Malia, antica città dell'isola di Creta.

Architetture religiose

Duomo o chiesa della Collegiata

 

È la principale chiesa della città e mantiene la denominazione alla greca di "chiesa grande". Sorge sul luogo di due precedenti edifici, rispettivamente del XIV e XVI secolo. Nonostante la mancanza di fonti e di documenti è possibile comunque fissarne la costruzione alla fine del XVIII secolo.

La facciata si presenta di grandi proporzioni con un andamento mistilineo. Le estremità laterali prima di flettersi all'indietro, accennano ad un motivo a mezzaluna dove è concentrata una sezione decorativa estremamente elaborata.

L'interno, a croce latina, presenta tre navate con copertura alla leccese ed impostate su solidi pilastri. Di rilevante importanza artistica sono i due altari delle testate del transetto ed il Maggiore, tutti scolpiti in pietra leccese da Emanuele Orfano e dipinti mano. Il Maggiore è sormontato dalla statua della Madonna della Misericordia e da quelle degli apostoli Pietro e Paolo; nel presbiterio sono situati inoltre il coro ligneo a 80 stalli e un organo a canne, tutte opere settecentesche.

Nel braccio destro del transetto vi è la cappella del Sacramento, rivestita di marmi policromi, opera del marmoraro napoletano Domenico d'Aloia. Sulle pareti laterali sono conservati due ovali dipinti da Oronzo Tiso: la Madonna col Bambino e San Gaetano di Thiene in uno, e San Francesco da Paola nell'altro. Tra le altre pitture presenti nel Duomo, di un certo rilievo artistico sono:

  • l'Ultima Cena, opera del maestro napoletano Francesco Palumbo;
  • l'ovale collocato sull'altare di San Nicola che raffigura la "Vergine con il Bambino e Sant'Agostino", opera del pittore napoletano Pietro Bardellino;
  • la tela della "Gloria di San Nicola", sempre opera del Bardellino e ridipinta nel 1858 da Raffaele Salines;
  • le opere del pittore Saverio Lillo raffiguranti la "Predicazione di San Giusto", il "Martirio di Sant'Oronzo", le due tele collocate nella cappella del Sacro Cuore raffiguranti la "Visitazione della Vergine a Santa Elisabetta" e "l'Annunciazione della Vergine", la tela dipinta nel 1777 che raffigura "San Nicola che abbatte il cipresso di Diana";
  • la tela di Giovanni Grassi, datata 1841, raffigurante "San Nicola che rapisce Adeodato".

Campanile del Duomo

Alto circa 48 metri è il più alto campanile della provincia dopo quello del Duomo di Lecce, e la sua realizzazione risale, molto probabilmente, tra il1686 e il 1690. È in pietra leccese a cinque piani, di cui i primi quattro a sezione quadrata composti architettonicamente negli ordini dorico, ionico, corinzio e tuscanico e l'ultimo ottagonale con il cupolino maiolicato con una croce sommitale. Ogni livello è sottolineato da una balaustra a giorno, nelle quali le colonnette si alternano a pilastrini con la faccia scolpita con elementi vegetali. Sono attribuiti all'architetto leccese Giuseppe Zimbalo i quattro ordini superiori, dopo un primo intervento basamentale ad opera del veneto Giovanni Larducci.

Chiesa della Madonna delle Grazie

La chiesa della Madonna delle Grazie, recentemente restaurata, era nel passato conosciuta come chiesa della Congregazione. La chiesa, instile barocco, ha una facciata semplice e lineare, quindi lontana dalle forme esuberanti, tipiche del barocco leccese. Costruita nella prima metà del XVI secolo, vide, per la sua realizzazione, l'alternarsi di artisti quali Agostino Martinelli e Giulio Cesare Penna. Sul portale, racchiuso tra due colonne tortili, è collocata la statua della Vergine col Bambino.
L'interno presenta un'unica navata, in fondo alla quale è collocato l'altare Maggiore realizzato nel 1645 dallo scultore Giovan Donato Chiarello. Rimarchevoli, inoltre, le piccole sculture presenti sopra l'altare raffiguranti l'Incoronazione della Vergine. Di particolare interesse sono gli affreschi impressi sulle vele della volta, risalenti al XVII secolo, che raffigurano "Angeli danzanti e musicanti" e la "Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre". Tra le altre pitture ed opere, meritano una citazione:

  • la pala ad olio collocata sull'altare maggiore e raffigurante la Vergine col Bambino con i Santi Antonio Abate, Basilio e Antonio da Padova, opera realizzata, probabilmente, dal pittore Giuseppe Verrio;
  • le tele dei Dodici apostoli posizionate sulle pareti laterali, risalenti al XVII secolo;
  • il Confessionale realizzato dall'artista magliese Giuseppe Conte.

Colonna della Madonna delle Grazie

La Colonna in pietra leccese, a fusto liscio, alta 15 metri venne eretta tra il 1684 e il 1687, committente la Confraternita della Natività detta anche Congregazione della Madonna delle Grazie. Mancano documenti da cui rilevare il nome dell'artefice, ma la tipologia rispecchia quella dellacolonna di Sant'Oronzo a Lecce dello Zimbalo. Sul basamento quadrangolare sono collocate ai lati le statue dei quattro protettori di Maglie: San Nicola, Sant'Oronzo, Sant'Antonio da Padova e San Leonardo. In cima, su di un capitello corinzio svetta la statua della Vergine.
Alla fine del XIX secolo un fulmine danneggiò in modo irreparabile la statua e parte del capitello. Fu così che per ben 17 anni la colonna rimase decapitata. Nel 1926 la Confraternita decise di affidare allo scultore magliese Luigi De Pascalis la realizzazione della nuova statua. Il busto della statua seicentesca della Vergine, caduta nel 1900, è attualmente collocata nel Largo Madonna delle Grazie. Questa colonna è stata resa celebre dallo schizzo del pittore francese Jean Louis Despréz (1778) conservato all'Accademia di Belle Arti di Stoccolma, che servì come guida per la notevole incisione che lo stesso autore fornì il 1781 per le pagine del Voyage pittoresque, ou description des Royames de Naples et de Sicile (Parigi 1771-1786), opera dell'abate C. Richard de Saint-Non.

Chiesa della Madonna Addolorata

La chiesa della Madonna Addolorata, eretta tra il 1722 ed il 1725, divenne santuario mariano nel 1988.

La facciata, slanciata verso l'alto, è divisa in due ordini: quello inferiore presenta un portale inquadrato da due colonne e una trabeazione arricchita da due ricci di timpano e da una croce su volute; ai lati due nicchie riccamente ornate sormontate da altrettanti cartigli. Il secondo ordine è arricchito da un finestrone centrale su cui è posizionato lo stemma cittadino.
L'interno, a navata unica, presenta un altare maggiore e sei altari laterali ricavati attraverso un sistema di archi sorretti da colonne con capitello ionico. Vi sono collocati inoltre alcuni pregevoli dipinti di De Simone e Mangionello e un armadio ligneo eseguito nel 1913 dai fratelli Micolano in cui è conservata la statua settecentesca in cartapesta dell'Addolorata, opera della locale Scuola d'Arte e Mestieri fondata da Egidio Lanoce.

A lato della chiesa vi è un "calvario" in pietra leccese realizzato nel 1964 su progetto del pittore magliese Antonio Montefusco.

Chiesa Santa Maria della Scala

La chiesa di Santa Maria della Scala, sorge in sostituzione di una chiesetta di rito greco. Infatti l'attuale edificio sacro conserva all'interno alcuni elementi architettonici medioevali: un rosone, una finestra ed una porta.

Già nel 1522 aveva il titolo di Sainte Marie de la Scala. Nel 1585 fu concessa ai Francescani conventuali che rimasero a Maglie fino al 1806. Questi ricostruirono la chiesa in vari periodi, secondo le disponibilità economiche, ed è per questo che appaiono diversità stilistiche nella struttura. La navata centrale, il presbiterio e il coro furono costruiti nel Seicento, mentre le navate laterali un secolo dopo.

La facciata della chiesa, decorata da svariati motivi, è del XVIII secolo. Del 1610 è il robusto portale. L'interno, a tre navate, è completamente decorato da stucchi di epoca settecentesca. Imponenti sono gli altari del transetto, rispettivamente dedicati alla Vergine del Rosario e alla Madonna della Scala. Interessanti sono la tela dell'Annunciazione e quella di Sant'Antonio da Padova e l'affresco bizantino della Madonna della Scala.

Al magliese Giuseppe Mangionello si deve il ritratto a rilievo marmoreo di Michela Tamborino Frisari, fondatrice dell'ospedale cittadino, posto sull'altare maggiore dove si trova la lapide che custodisce le ossa della benefattrice.

Chiesa di Sant'Antonio Abate

La chiesa di Sant'Antonio Abate è una delle più antiche chiese di Maglie in quanto le sue prime origini risalirebbero alla fine del XIV secolo. Riedificata ex novo nel XV secolo, viene citata per la prima volta in un documento del 1578.
Presenta un semplice prospetto inquadrato da due paraste e caratterizzato da un finestrone centrale posto in asse con il portale d'ingresso sormontato da una coppia di angeli che reggono lo stemma cittadino. L'interno, a due navate, ha una copertura a stella finemente affrescata. Si conserva una statua di Sant'Antonio Abate e la nicchia contenente la ruota degli esposti, ovvero un meccanismo girevole di forma cilindrica dove venivano lasciati i neonati abbandonati. Durante i recenti lavori di restauro sono emerse alcune sepolture medievali. Nel 1930 venne eretta a Parrocchia; tale rimase fino al 1959 anno in cui si consacrò la nuova chiesa parrocchiale.

Chiesa Madonna di Costantinopoli

La chiesa della Madonna di Costantinopoli, venne ricostruita nel 1884 sulle rovine della chiesa più antica. La chiesa fu completata nel 1895. All'interno sono presenti un quadro a rilievo raffigurante la Vergine e la statua di Sant'Antonio di Padova eseguite dal leccese Giuseppe Manzo.

Nel 1939 venne annesso il convento dei frati Cappuccini.

Chiesa dei Santi Medici

La chiesa dei Santi Medici fu costruita fra il 1884 e il 1897. Realizzata in stile neoclassico, tipico della fine dell'Ottocento, presenta una pianta ovale sormontata da una cupola. L'interno ospita, oltre l'altare maggiore, quattro altari laterali. In cartapesta sono le statue dei Santi Cosma e Damiano e di Santa Lucia, quest'ultima realizzata nel 1913. Nella chiesa inoltre è presente la statua di San Luigi Gonzaga.

 

Altre chiese

·         Chiesetta di Sant'Anna nel centro storico.

·         Chiesetta di San Martino di Tours ristrutturata recentemente.

·         Chiesa e Parrocchia della Madonna Immacolata costruita nella seconda metà del XX secolo.

 

Architetture civili e militari

Palazzo Capece

sede dell'omonimo liceo.

È probabile che, nato dapprima in età angioina come modesto organismo difensivo, sia stato poi, verso la metà del XV secolo, rimaneggiato e rinforzato dai Lubello (baroni di Maglie sotto il regno di Alfonso I d'Aragona). Il castello era circondato da un fossato. Certamente subì seri danni nei primi tempi dell'assedio di Otranto (1-2 agosto 1480) quando squadre di cavalieri turchi correvano selvaggiamente verso i paesi costieri e dell'interno causando ogni sorta di razzia.

Nel XVIII secolo il feudo di Maglie fu acquisito dal duca Ascanio Filomarino il quale decise di demolire il castello, in quanto fatiscente e in rovina, per trasformarlo in un signorile palazzo dalle linee architettoniche misurate ed eleganti. Del vecchio castello non restarono che le fondamenta, le scuderie, i magazzini di deposito, la casamatta (adibita, probabilmente, a deposito di munizioni) e il tardo-cinquecentesco portale interno dell'atrio a grosse bugne sfaccettate, che un po' più in alto della chiave di volta dell'arco incastona, in araldico scudo, il leone lapideo dei Capece, ultimi feudatari, e precedentemente incastonò le imprese delle altre famiglie feudatarie. Il portale, sormontato da araldico scudo (il leone rampante dei Capece, che volge il dorso all'incoronata bicipite aquila dei Castriota-Scandeberg), da due maestose colonne e da un'elegante balaustra, fu voluto da don Giuseppe Pasquale Capece Castriota, signore di Maglie nel 1749, e fu realizzato dal noto architetto salentino Emanuele Manieri.

Recenti lavori di ristrutturazione hanno portato alla luce i graffiti seicenteschi dell'ambiente destinato a carcere criminale. Su tre pareti sono incisi nomi e cognomi dei reclusi magliesi e dei casali vicini del periodo compreso dal 1601 al 1669. Del 21 luglio 1629 è l'iscrizione che ricorda due scomunicati che invano si erano rifugiati nel convento dei Francescani.

La struttura ospita attualmente il Liceo Classico, intitolato a Francesca Capece, che donò l'edificio al Comune nei primi anni del XIX secolo.

Palazzo Garzya

 

Palazzo Garzya, realizzato nella prima metà dell'Ottocento è situato di fronte al palazzo baronale. Sull'angolo sud-est della facciata insiste ancora una garitta circolare la cui esistenza è legata alla tradizione "degli spioni", personaggi che spiavano, senza essere visti, tutti i movimenti che avvenivano nella centralissima piazza di Maglie.

Palazzo del Municipio

 

Il Palazzo del Municipio sorge nella centrale Piazza Aldo Moro, di fronte al monumento a Francesca Capece.

La sua costruzione risale agli anni quaranta dell'Ottocento. Il progetto originario comprendeva un pianterreno con un porticato a cinque arcate per il mercato settimanale, due stanze a sinistra per gli Uffici del Conciliatore, una camera a destra per il Capo di guardia dell'urbano, due camere per prigioni ed un altro locale sul primo ballatoio della scala, pure destinato a prigione. Al primo piano erano previsti sei locali per il Regio giudicato e cinque vani per l'Amministrazione comunale. Al centro dell'edificio nella parte superiore fu ricavata la macchina dell'orologio pubblico.

Maglie ebbe la sua sede comunale nel 1843. Precedentemente i decurioni (consiglieri) e il sindaco si adunavano nelle proprie rispettive abitazioni.

Palazzo Tamborino

 

Palazzo Tamborino è ancora oggi residenza della famiglia Tamborino di Maglie, al centro della vita economica ed amministrativa del comune negli ultimi secoli. Personaggi di spicco di tale famiglia che hanno vissuto in questo palazzo sono stati Achille Tamborino e suo nipote Vincenzo Tamborino, entrambi Senatori del Regno d'Italia. Da ricordare il pranzo offerto presso tale palazzo all'ultimo Re d'Italia Umberto II durante la sua visita in Salento il giorno 3 dicembre 1922.

Villa Tamborino

 

Villa Tamborino fu progettata da Tommaso Pispico per il senatore Achille Tamborino. Venne ultimata nel 1874 come giardino privato dell'antistante Palazzo Tamborino. Fisicamente separato dalla residenza da una piazza pubblica, il parco si apre con un padiglione d'ingresso di gusto neoclassico scolpito con ghirlande e cornucopie.

Il lungo viale si conclude con un belvedere ottagonale, di gusto orientaleggiante, che ricorda i panneggi di una tenda turca. Al di sotto del belvedere è possibile osservare la più grande grotta artificiale del parco, con pareti affrescate da scene marine datate 1881.

Le grotte presenti sono state rivestite con pietre naturali, conchiglie, stalattiti e stalagmiti provenienti da alcune grotte della costa salentina e cocci di ceramica. Il parco si ispira ai caratteristici giardini all'inglese caratterizzati dalla presenza di numerose specie vegetali.

Palazzo Arabesco

Noto anche come Palazzo Aprile, appartenne ai Tamborino nella persona di Giuseppe figlio di Vincenzo. Sul retro presenta una scalinata ed un parco che ricordano lo stile dei palazzi arabi.

Altri luoghi di interesse

Casa natale di Aldo Moro

Nella piazza antistante il municipio sorge il monumento a Francesca Capece, realizzato da Antonio Bortone di Ruffano, assai noto scultore dell'epoca. La statua è in marmo bianco di Carrara ed è dedicata a Francesca Capece (Maglie, 1769 – 1848), ultima feudataria di Maglie, che alla morte del marito Antonio Lopez y Royo dei duchi di Taurisano lasciò tutti i suoi beni alla città di Maglie. A lei è intitolato anche il vicino liceo.
Il monumento fu inaugurato il 29 luglio 1900. Rappresenta la Capece seduta su una poltrona accanto a un ragazzino, che tiene nella mano destra una croce, simbolo della fede, e un libro, simbolo della conoscenza, e nella mano sinistra uno scudo.

Monumento ai Caduti

Il Monumento ai Caduti della Grande Guerra fu inaugurato nel 1925 dall'onorevole Carlo Delcroix, medaglia d'argento al valor militare e tra i fondatori dell'Associazione Mutilati ed Invalidi di Guerra.

Statua di Aldo Moro

Nel 1998 fu inaugurata una statua dedicata ad Aldo Moro (il più illustre cittadino magliese) nella piazzetta limitrofa alla sua casa natale, alla presenza dell'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Lo statista è ritratto con aspetto pensieroso e con in mano una copia del quotidiano l'Unità, a ricordare come egli sempre credette nella necessità del dialogo tra il suo partito (Democrazia Cristiana) e il Partito Comunista, tradizionalmente contrapposti.

 

Siti archeologici

 

Dolmen

Dolmen Chianca

Scoperto nel 1972, il dolmen è dotato di un dromos di muretti a secco che formano un semicerchio, con ingresso a W. Il dolmen propriamente detto è composto da una lastra di copertura (220 x 360 cm) fratturata e crollata totalmente all'interno della struttura di sostegno costituita da tre piedritti di cui uno monolitico. La sua altezza è di 110 cm e la cella si apre a S nel dromos. La lunghezza complessiva del dolmen e del dromos è di circa 7 m sull'asse N-S. La lastra è spaccata ed i piedritti hanno subito una conseguente rotazione.

Dolmen Canali

Il dolmen presenta un dromos ad angolo retto di pietre sovrapposte con apertura a W. La cella (100 x 80  cm) ha ingresso a N e si eleva di circa 100 cm dal suolo. Quello che resta del lastrone di copertura (130 x 40 cm) spesso 30 cm, è sorretto da tre ortostati di cui uno monolitico. Il megalite risulta molto rimaneggiato e il resto della copertura è franato all'interno.

Dolmen Grotta e Dolmen Pino

Si tratta di due dolmen distanti 50 m l'uno dall'altro. Il dolmen Grotta presenta un lastrone di copertura quadrangolare irregolare (160 x 140 cm) con spessore medio di 30 cm, sorretto da tre piedritti e si elva dal suolo di 45 cm. Il dolmen Pino si elva di 30 cm dal banco di roccio e presenta un lastrone di copertura (140 x 130 cm) con spessore di 25 cm che poggia su due piedritti.

Dolmen Masseria Nuova

Il piccolo dolmen è stato notevolmente rimaneggiato. Si eleva a 50 cm dal piano di campagna e presenta tre ortostati e un lastrone di copertura irregolare (110 x 130 cm) spesso mediamente 20 cm. Si trova su un banco roccioso e ha l'ingresso orientato a NW.

 

Dolmen Muntarrune

Il dolmen è semi crollato. Si eleva di 40 cm dal suolo ed è composto da cinque ortostati monolitici e da un lastrone di copertura (120 x 190 cm) fratturato lungo l'asse NS. È collocato su un banco di roccia affiorante in un'area ricca di materiale ceramico.

 

Menhir

Menhir Spruno

Il menhir (56 x 25 cm) è ben squadrato ed in buono stato di conservazione: si notano alcuni rifacimenti sulle facce e insediamenti di licheni. Scoperto nel gennaio del 1881 da Cosimo De Giorgi, il megalite presenta un'altezza di 310 cm e una grande croce graffita sul lato E segno della cristianizzazione del monumento.

Menhir delle Franite

Il menhir, conosciuto anche con il nome di Crocemuzza, venne scoperto da Cosimo De Giorgi a fine Ottocento. Rotto in quattro tronconi nel 1958, fu successivamente restaurato e ricollocato in sede dove oggi si eleva per 430 cm in altezza. Il megalite (45 x 35 cm) poggia su un basamento in pietra ed è protetto da una cancellata in ferro. Ben visibile è la croce graffita in alto sul lato a N.

Menhir Calamauri

Il menhir si presenta ancora nelle stesse fattezze in cui lo aveva rilevato il De Giorgi, in pietra leccese con più croci graffite sulle facce e inclinato di 7° verso W. Il megalite (50 x 25 cm) è alto 370 cm ed è facilmente visibile lungo la strada statale 16 Adriatica Lecce-Maglie, recintato da un cancello in ferro.

 

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