Un altro pezzo della mitologia salentina - la storia del lago di bauxite

05.03.2017 10:35

Questa domenica, cari #salentovaghi, vi facciamo dono di una bellissima storia. E se il mito salentino ha l'anima tragica, eco della grecia classica, al contempo esalta, nei protagonisti la tracotanza e la caparbietà. Nel mito salentino gli eroi non si arrendono né agli dei, né ai demoni, né al destino. Gli eroi sbagliano e pagano, ma indietro, non tornano mai.

Trastullatevi con questa bellissima leggenda. Buona lettura!

 

Una luce così forte che acceca

 
Asmodeide era bella, non c’è che dire. Tra le sue carni di un raro biancore preraffaellita, si incardinavano occhi di normanna memoria e come cornice, una barocca chioma fiammeggiava al sole salentino. Era bella, Asmodeide e viveva in Terra d’Otranto, con una famiglia devota alla Fede e alla Legge, che tante volte, all’epoca, erano la stessa cosa.
 
La sua dolce vita, a prima vista, trascorreva beata tra le faccende domestiche, le passeggiate con le tre sorelle e le visite di Teofante, suo promesso sposo, giovane assai gentile e di buona famiglia.
 
Solo queste cose meritava, la ragazza, contentezza e felicità, efficaci spezie per tirar su un’ottima figliola, di belle maniere e di buon carattere. Eppure, sul limitare della gioia, Asmodeide nascondeva qualcosa; all’ombra, poco fuori dalla portata degli occhi comuni, abbagliati dalla maschera di buonumore.
 
A chi avesse saputo davvero guardare, la ragazza sarebbe sembrata come chi, a un pranzo di nozze, trattenga a fatica un sorso d’acqua in bocca, per soffiarlo come buon augurio sugli sposi (come da antichissima usanza).
 
Cos’era, dunque, quell’ombra che faceva da tragico contrasto alla bellezza incontestabile di Asmodeide?